La sterilizzazione chirurgica nella specie canina
a cura della Prof. Luisa Valentini
Il termine sterilizzazione, quando non riferito al mondo microbiologico, indica l’eliminazione della capacità riproduttiva, temporanea o permanente.
Il termine castrazione definisce nello specifico la soppressione dell’attività gonadica, che in genere si ottiene per via chirurgica tramite l’asportazione delle gonadi (testicoli nel maschio e ovaie nella femmina), ma che può essere anche attuata farmacologicamente, somministrando molecole che bloccano l’asse endocrino riproduttivo (ma ha un’azione limitata nel tempo, attualmente costi elevati e, per certe sostanze, alte percentuali di effetti collaterali).
Per capire la differenza, una cagna può essere sterilizzata anche con la legatura delle tube ovariche, o con l’asportazione dell’utero lasciando le ovaie, e un maschio reso sterile col taglio dei dotti deferenti (c.d. vasectomia): ma non sono castrati.
Le finalità per cui si sterilizza sono diverse.
Da un punto di vista socio-sanitario, la sterilizzazione di cani non padronali o, comunque, dei cani che non devono essere specificamente destinati alla riproduzione, al momento è l’unica vera arma per il controllo del randagismo e della popolazione canina.
In tale ottica, le cagne da affezione, anche se di razza, andrebbero comunque sterilizzate in quanto la riproduzione di una razza dovrebbe attuarsi nell’ambito di rigidi criteri di selezione e dopo aver escluso possibili tare genetiche dei riproduttori e, inoltre, la non attività riproduttiva le espone con alta frequenza a rischio di patologie spesso gravi..
Per quanto riguarda il cane maschio, le tecniche chirurgiche di sterilizzazione sono due: la castrazione (orchiectomia) e il taglio dei dotti deferenti (vasectomia o deferentectomia).
La castrazione elimina il comportamento riproduttivo in quanto il cane, nell’arco di poche settimane, non percepisce più la cagna in calore. L’asportazione dei testicoli non determina alcuna modificazione esteriore del soggetto, né riduce l’aggressività (contrariamente a quanto a volte si pensi, questo perché l’azione degli ormoni androgeni sul cervello avviene già durante la fase fetale, prima della nascita).
In compenso, riduce il vagabondare legato alla ricerca della cagna e le lotte tra maschi in presenza di cagna in calore.
Questo intervento, previene (o elimina, in caso già clinico) alcune patologie prostatiche, come l’ipertrofia e le cisti prostatiche e riduce notevolmente (ma non elimina) l’insorgenza di prostatiti; per contro, aumenta il rischio di carcinoma prostatico in modo inversamente proporzionale all’età in cui viene effettuato l’intervento (minore è l’età, maggiori sono i rischi di insorgenza). Questa neoplasia, fortunatamente, è molto rara ma purtroppo ha decorso molto maligno.
Ovviamente, la castrazione previene, o elimina, tutte le patologie testicolari e dell’epididimo (condotto che si trova addossato al testicolo e che viene asportato contestualmente).
La vasectomia (o deferentectomia) ha come unico scopo quello di evitare che l’accoppiamento sia fertile.
Il cane mantiene intatto il comportamento sessuale e si accoppia regolarmente.
Per le cagne di proprietà non destinate ad attività riproduttiva (con questa definizione non intendo la cucciolata singola fatta perché il vicino di casa ha un cane della stessa razza: fare una sola cucciolata, ai sensi della prevenzione sanitaria, è come non farne neppure una*), l’ovariectomia (o ovarioisterectomia) è la tecnica più efficace e che sicuramente ha il miglior rapporto costi (riferiti al paziente)/benefici.
Riferendomi nello specifico alla cagna, la non attività riproduttiva la predispone con elevata frequenza a due patologie:
1. La piometra, che è un’infiammazione della mucosa dell’utero indotta da infezione batterica secondaria, che si sviluppa su un utero in genere già alterato da processi degenerativi cistici, e che insorge esclusivamente in una specifica condizione ormonale (sempre nella fase diestrale, quella che segue il calore e che dura 2-3 mesi o, in alternativa, può essere indotta dall’uso di progestinici, che si somministrano per sopprimere i calori o di estrogeni somministrati subito dopo un accoppiamento indesiderato per bloccare un’eventuale gravidanza). In genere si manifesta in cagne di media-avanzata età, che non hanno mai partorito o che non hanno avuto parti da diversi anni. Particolarmente predisposte sono le cagne che hanno calori ravvicinati (ogni 4-5 mesi), mentre i soggetti che hanno un calore all’anno, o comunque maggiormente distanziati, sono meno esposti. Pertanto, una piometra spontanea può insorgere solo se vi è attività ovarica, per cui l’ovariectomia, effettuata in qualunque momento, previene tale patologia. Le c.d piometre del moncone, insorgono sul moncone residuo dell’utero solo se è stato lasciato l’ovaio, o un suo frammento;
2. I tumori (neoplasie) mammari, la cui insorgenza è legata principalmente all’azione degli ormoni steroidi sessuali prodotti dall’ovaio. Il meccanismo di insorgenza è progressivo e, una volta innescato, in genere evolve in senso tumorale anche se si toglie la fonte ormonale tramite ovariectomia. Tuttavia, nella cagna, tale aspetto è ancora oggetto di discussione (contrariamente alla gatta in cui purtroppo la neoplasia mammaria è quasi sempre maligna e non beneficia assolutamente dell’ovariectomia nel momento in cui si è già sviluppata).
Quello che è certo è che, tanto più precocemente viene effettuata l’ovariectomia, tanto minori sono le probabilità che possa insorgere un tumore mammario, fino quasi ad annullarsi se l’operazione è eseguita nella cagna prepubere.
Sulla base di ciò, molti veterinari consigliano l’ovariectomia nella cagna prepubere o, al massimo, dopo il primo calore. L’azione predisponente sui tumori mammari della pseudogravidanza clinica (cioè quella con sintomatologia manifesta) non è ancora stata definita in modo univoco, in quanto i riscontri sono stati contrastanti.
Un altro problema, meno grave, ma comunque a volte molto fastidioso, è la comparsa di pseudogravidanza clinica in alcune cagne. Questa condizione, molto frequente e che tende a recidivare dopo ogni calore, determina modificazioni fisiche e comportamentali nella cagna, che può modificare il carattere (diventando apatica o, al contrario, più nervosa e aggressiva) e assumere tutti i comportamenti tipici del parto (irrequietezza, raspa, alleva oggetti), e determina produzione di latte, con rischio di insorgenza di mastiti e dermatiti da lambimento.
Tuttavia, queste due patologie non sono le uniche che in qualche modo vengono influenzate dagli ormoni sessuali, ma esistono anche altre patologie, tumorali e non, che, al contrario, sono più frequenti nei soggetti castrati (maschi e femmine), rispetto a quelli interi.
È il caso dell’osteosarcoma, tumore maligno e aggressivo, particolarmente frequente in alcune razze di taglia grande o gigante, quali Rottweiler, Dobermann, Alano, San Bernardo; o l’emangiosarcoma, tumore maligno, che colpisce con più frequenza alcune razze, come Boxer, Pastore Tedesco, Labrador e il Golden Retriever. Queste neoplasie, fortunatamente, hanno un’incidenza di gran lunga inferiore rispetto ai tumori mammari e in alcune razze il riscontro riveste carattere di eccezionalità.
Gli ormoni gonadici hanno un’azione regolatoria anche sulla crescita ossea. Ciò è particolarmente evidente sul maschio, la cui crescita è maggiore se viene castrato precocemente. Questo aspetto va tenuto presente soprattutto nei soggetti di grande taglia e nelle razze soggette a displasia dell’anca. La sterilizzazione molto precoce (prima dei 5 mesi di età), aumenta l’insorgenza di questa patologia.
Tra le conseguenze indesiderate della gonadectomia, vi è la predisposizione all’obesità.
Anche questo aspetto però va ben inquadrato.
Nella mia esperienza, quando ho ovariectomizzato cagne già in soprappeso, queste sono in genere diventate obese in breve tempo.
Il discorso vale anche per il cane maschio.
Il dubbio però sorge, in quanto in genere si parla di soggetti che, se già in soprappeso giovani, denotano una propensione alla sovralimentazione da parte dei proprietari (che in genere non è quello che mettono nella ciotola, ma tutto quello che danno come extra). Inoltre, alcuni soggetti manifestano un incremento di appetito dopo la chirurgia e molti proprietari tendono ad assecondarlo, forse anche perché mossi da sensi di colpa. Il termine predisposizione non coincide con evento ineluttabile.
Questo è l’alibi che più di frequente si sente quando si incontrano proprietari di soggetti obesi “È così perché è castrato”. Niente di più falso; se si pone attenzione, soprattutto all’inizio, i cani mantengono la loro forma perfetta e la loro vivacità e il loro metabolismo non viene alterato.
Altra possibile conseguenza è l’incontinenza urinaria nella cagna castrata. Questa si manifesta tipicamente quando la cagna è in decubito, in quanto la pressione dei visceri addominali sulla vescica determina la fuoriuscita di urina, e più frequentemente nelle cagne obese e di grande taglia. Le percentuali riportate in letteratura sono molto variabili e probabilmente in parte risentono anche dell’età a cui vengono sterilizzate le cagne (in alcuni Paesi, si sterilizzano i cuccioli a 3 mesi di età) e delle tecniche adottate.
L’origine è multifattoriale, ma la carenza prolungata di estrogeni ovarici è una delle cause; l’altro fattore è lo spostamento posteriore della vescica, indotto dalla contestuale asportazione dell’utero (in caso di ovarioisterectomia).
La sterilizzazione chirurgica apre un problema etico, in quanto è un intervento fatto su un animale sano e, pertanto, non ha finalità terapeutiche. Questo, però, a una prima analisi. Riferendomi nello specifico alla cagna, considerata l’altissima incidenza della piometra e delle neoplasie mammarie nelle cagne non ovariectomizzate, si comprende come la questione sia più complessa.
Valutando l’enorme beneficio che si ottiene sulla prevenzione di queste due patologie, entrambe gravi e che portano a morte il soggetto, se non tempestivamente risolte, si comprende come comunque sia più opportuno sottoporre a ovariectomia la cagna, quando è giovane e in buona salute.
Sul momento ottimale, visto che è un intervento programmabile, anche qui le opinioni non sono univoche. Molti veterinari preferiscono effettuarla nella cagna prepubere, altri dopo il primo calore.
In genere si consiglia di effettuarla tra 6-9 mesi, prima del primo calore. Personalmente, appartengo alla schiera che preferisce attendere il primo calore, soprattutto se si tratta di cagne di grande taglia, e ancor più se appartenenti a quelle razze a più elevato rischio di osteosarcoma o emangiosarcoma, salvo motivi contingenti (ad esempio, una cagna che può facilmente accoppiarsi).
Nella mia casistica non ho avuto riscontri di cagne con tumori mammari, pervenute già ovariectomizzate, il cui intervento fosse avvenuto prima dei 3 anni, e nessun caso di cagna sterilizzata dopo un calore (questo non esclude che possa avvenire, ma in via eccezionale; mentre risulta molto più difficile correlare altri aspetti patologici a un’ovariectomia molto precoce ).
Per quanto riguarda il criterio chirurgico, se ovariectomia o ovarioisterectomia (asportazione contestuale di utero e ovaie), esistono due scuole di pensiero, entrambe con argomentazioni valide.
Nella nostra clinica preferiamo effettuare l’ovariectomia, salvo che non ci siano motivi che inducono a togliere pure l’utero. Questo per due ordini di fattori: l’intervento è meno invasivo e, inoltre, si riduce il rischio di spostamento caudale della vescica, che è una delle concause di insorgenza di incontinenza urinaria da sterilizzazione.
Altri Colleghi preferiscono eseguire l’ovarioisterectomia, per scongiurare potenziali patologie uterine.
A tal proposito, però, va specificato che i tumori dell’utero sono estremamente rari anche nella cagna intera, e diventano un problema virtuale se la cagna è sterilizzata in giovane età, e la piometra non può mai insorgere se le ovaie vengono completamente asportate.
L’utero non più sollecitato degli ormoni ovarici rimane un organo poco irrorato, che va incontro a ipotrofia assumendo aspetto simile a quello della cagna prepubere, per cui molto difficilmente andrà incontro a patologie.
Come sempre, nella Clinica, non è possibile fare un ragionamento univoco, in quanto esistono pro e contro su entrambi gli aspetti, ma, di sicuro, il massimo beneficio lo si ottiene effettuando l’ovariectomia (o ovarioisterectomia), e mai altre tecniche di sterilizzazione chirurgica (legatura delle tube ovariche o isterectomia), che mantengono l’attività ovarica, con tutte le conseguenze relative, in quanto la cagna attirerà i maschi, favorendo la formazione di branchi e relative lotte, e conseguenti disagi.
Inoltre, l’asportazione del solo utero, induce in genere la degenerazione cistica delle ovaie, con comparsa di calori sempre più frequenti e ravvicinati, fino a uno stato di calore persistente.
Ovviamente nessuna di queste due tecniche, che cito solo per dovere di completezza, ha alcuna efficacia sulla prevenzione dei tumori mammari e la legatura delle tube non previene in alcun modo la piometra; inoltre, e qui parlo solo per esperienza personale in quanto non ho trovato casistiche in tal senso, una cagna che si accoppia ripetutamente senza mai partorire è più soggetta a sviluppare piometra nel tempo (in genere questo si verifica quando si mantiene una cagna intera insieme a un maschio vasectomizzato, o una cagna in cui è stata effettuata solo la legatura delle tube).
In conclusione, valutando i singoli aspetti, la sterilizzazione andrebbe sempre consigliata nelle cagne che non sono destinate all’allevamento, in considerazione dell’alto rischio di patologie. L’intervento chirurgico deve in ogni caso prevedere l’asportazione completa delle ovaie e andrebbe programmato in giovane età, in modo da ottenere i massimi benefici sulla prevenzione dei tumori mammari, ma preferibilmente quando la crescita è per gran parte completata (specie nelle cagne di grande taglia).
Per quanto riguarda il cane maschio, l’intervento andrebbe effettuato preferibilmente nel cane adulto, che ha completato lo sviluppo somatico, meglio se intorno ai 2-3 anni (salvo indicazioni specifiche), in modo da ridurre il rischio di insorgenza di carcinoma prostatico.
In nessun caso, la qualità di vita del cane, maschio o femmina, ne risente, salvo cattiva gestione da parte del proprietario (mi riferisco, in particolare, al problema obesità), né ci sono modificazioni comportamentali verso i proprietari.
*Bitches whelping rarely or never in their lives have a greater chance of developing pyometra with rare or no occurrence of pregnancy (Romagnoli S. Canine Pyometra: Pathogenesis, Therapy and Clinical Cases. 2007)
Per saperne di più (per addetti ai lavori)
Gregory SP, Holt PE, Parkinson TJ, Wathes CM. Vaginal position and length in the bitch: relationship to spaying and urinary incontinence. J Small Anim Pract. 1999, 40(4):180-184.
Kustritz MV. Determining the optimal age for gonadectomy of dogs and cats. J Am Vet Med Assoc. 2007; 231(11):1665-1675.
Reichler IM. Gonadectomy in cats and dogs: a review of risks and benefits. Reprod Domest Anim. 2009, 44 (2):29-35.
Cooley DM, Beranek BC, Schlittler DL, Glickman NW, Glickman LT, Waters DJ. Endogenous gonadal hormone exposure and bone sarcoma risk. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2002, 11(11):1434-40.
Ru G, Terracini B, Glickman LT. Host related risk factors for canine osteosarcoma. Vet J. 1998, 156(1):31-9.
Luisa Valentini è Professore Associato di Clinica Ostetrica e Ginecologia Veterinaria, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Dottore di Ricerca in Biologia della Riproduzione Umana ed Animale Specialista in Fisiopatologia della Riproduzione degli Animali Domestici Coautrice di comunicazioni presentate a Congressi Nazionali e Internazionali e di lavori in estenso pubblicati su riviste internazionali. Da sempre appassionata del cane e di tutto quello che riguarda il suo mondo.